Un incontro sull”attualità inattuale’ della “filosofia della prassi” a partire dal volume Antonio Gramsci. Il sistema in movimento di Alberto Burgio, professore di Storia della Filosofia all’Università di Bologna. Con l’autore dialogherà Michele Fiorillo, Scuola Normale Superiore di Pisa.
L’incontro è il settimo appuntamento del ciclo “La Battaglia delle Idee. Dialoghi filosofici ex-libris”.
“Per molte importanti ragioni Antonio Gramsci è oggi inattuale. Vede nella storia il solo luogo nel quale sia possibile comprendersi, come individui e come soggetti collettivi. È quindi, direbbe il poeta, «più moderno di ogni moderno», posto che la modernità nasce col sentimento di un nuovo tempo che comincia nel segno di grandi trasformazioni. Oggi il sentimento del tempo storico appare sradicato, e si direbbe imploso l’orizzonte di senso che sul suo sfondo si costituiva. L’idea che la storia sia uno «svolgimento» coerente ci è estranea. Suona per noi come un che di scolastico e di astratto. Gramsci investe sulla forza delle organizzazioni del movimento operaio, delle quali, pure, scorge gravi limiti, dovuti all’inadeguatezza dei gruppi dirigenti e alla loro estraneità alla classe. Confida nella trasformazione rivoluzionaria e nell’avvento, anche in «Occidente», di una «nuova società», regolata dall’autogoverno dei corpi sociali. Alieno da qualsiasi determinismo, lo considera una «necessità storica» perché ha fiducia nell’efficacia della volontà (della razionalità) collettiva. Nulla più di un simile ottimismo storico si direbbe, di questi tempi, lontano dal sentire comune. Ma la sua lettura della crisi ci riguarda, ci coinvolge. Come Marx, Gramsci pensa dialetticamente la crisi come conseguenza necessaria dello sviluppo, e come premessa di una transizione differibile ma non evitabile. È uno scenario che parla di noi. Da oltre un secolo l’Occidente è stabilmente in crisi. Genera guerre apocalittiche (quest’anno cade il centenario della Grande guerra), produce devastazioni dell’ecosistema, si dimostra incapace di coniugare successi tecnici e crescita civile, intellettuale e morale delle società. Non soltanto per irresponsabilità soggettive: anche, soprattutto, per limiti sistemici. Dunque il nostro è ancora il tempo di Gramsci, per quanto distanti ci si possa ritenere. E nonostante la divergenza delle prospettive. Da ultimo Eric Hobsbawm ha scritto che egli è parte del nostro universo intellettuale. Un classico. Senza l’aura archeologica che talora a questo giudizio si accompagna.”
Scheda del libro e dell’autore
Alcune recensioni:
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